sonia bergamasco

Karénina

prove aperte d'infelicità

di Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco
da Lev Tolstoj

con: Sonia Bergamasco


regia: Giuseppe Bertolucci


disegno luci: Cesare Accetta
abito di scena: Metka Kosak
produzione: Teatro Franco Parenti – Milano
in collaborazione con Centro Culturale Il Funaro
Teatro Franco Parenti – Milano

 

I rappresentazione Milano, Teatro Franco Parenti – gennaio 2012

Karénina


prove aperte d’infelicità

 

Un pianoforte, un’attrice, le note di Cajkovskij, le parole di Tolstoj.
Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco si sono messi a giocare attorno a questi elementi primari con la leggerezza e l’innocenza (e la sapienza) di due bambini sulla spiaggia e hanno costruito un bellissimo castello di sabbia, fragile e intenso, al quale mi sono avvicinato facendo attenzione a non rovinare quella piccola meraviglia. La marea della messa in scena è salita, le onde hanno coperto tutto, ma miracolosamente il castello è rimasto in piedi: la voce e il corpo di Sonia hanno costruito fondamenta e mura impalpabili e indistruttibili, cementate da un talento raro, verso il quale mi sento di provare prima ancora che ammirazione una sorta di stupore, venato di riconoscenza e di gratitudine, come avviene quando ricevi un dono.

 

Giuseppe Bertolucci

Sonia Bergamasco brava e generosa svela il mondo di Tolstoj e Karenina

La notizia di una donna che aveva perso la testa per un tale conte Vronksy e che per delusione si era buttata sotto il treno, Tolstoj l’aveva letto su un giornale. Poi gli ci vollero quattro lunghi anni per arrivare al capolavoro di Anna Karenina. Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco hanno avuto una idea decisamente originale a ripercorrere dall’interno questo processo creativo, tra i più profondi e avvincenti, tra entusiasmi e scoramenti, decine di stesure e di intrecciarlo al romanzo che conosciamo in uno spettacolo.
Karénina, al Franco Parenti, è un congegno sofisticatissimo: si svolge in un buio intimo, intorno e su un pianoforte a coda, e vive sulla fisicità morbida di Sonia Bergamasco. A piedi nudi, un esile abitino, si dà con leggerezza, innocenza, forte di una sapiente tecnica vocale e musicale (suona anche il piano), guidata dal regista Giuseppe Bertolucci con la delicatezza di un cerimoniale. Un gioiellino: che restituisce allo spettatore sentimenti che si ripresentano a noi intatti.

Anna Bandettini – La Repubblica, 29 gennaio 2012