sonia bergamasco

Il ballo

racconto di scena ideato e interpretato da Sonia Bergamasco

liberamente ispirato a Il ballo di Irène Némirovsky

scena Barbara Petrecca
disegno luci Cesare Accetta
costume Giovanna Buzzi

 

I rappresentazione Milano, Teatro Franco Parenti – 5 marzo 2015

NOTE DI REGIA

Sono come una stanza dagli innumerevoli specchi fantastici che distorcono in riflessi falsi un’unica realtà che non è in nessuno ed è in tutti.

Fernando Pessoa

 

Le parole di un poeta per decifrare le parole di un altro poeta. L’artista portoghese misantropo e segreto che fa luce – di traverso e senza intenzione – sul corpo spettacolare dell’opera di una parigina di origine russa. E’ l’intuizione di Fernando Pessoa che guida la danza e conduce nel gioco. Nessun parallelismo, nessuna analogia tra le storie dei due scrittori. Semplicemente, lo sguardo incandescente dell’uno racconta e raccoglie meglio di qualsiasi discorso il progetto di scena che anima questo Ballo. Sempre in Pessoa: fingere è conoscersi – gioco d’attore, gioco di scena. E la sincerità è un grande ostacolo che l’artista deve vincere (Irène Némirovsky sembra aver scolpito quest’affermazione nel suo diario segreto quando racconta, in un labirinto di variazioni e di trame, sempre la stessa storia, la stessa vicenda d’amore mancato, la stessa agonia). Ma Irène annota a margine: Un’infanzia infelice è come un corpo insepolto, geme in eterno.

Dentro la stanza dei fantasmi – gioco degli sguardi e sortilegio della fiaba – c’è anche e soprattutto per me, il desiderio di condividere una storia – che è teatro – e prima e ancora l’amore per la lettura, scrigno silenzioso di tutte le voci e principio e motore dell’eros. Con Il ballo, Irène Némirovsky irrompe sulla scena della scrittura con la potenza di una granata. In questo racconto giovanile fa deflagrare e inventaria tutte le voci della sua rabbia, dell’odio e della disillusione più intimi. Lo fa da par suo, senza risparmiare colpi di scena e senza negarsi allo spettacolo. Dietro l’immagine riflessa nello specchio, l’eco struggente di quella bambina che non perdona. E ancora una volta Pessoa lo ridice meglio di chiunque altro:

Il poeta è un fingitore.

finge così completamente

che arriva a fingere che è dolore

il dolore che davvero sente.

Sonia Bergamasco

Il ballo - studio preparatorio (2013)

La solitudine e lo specchio

 

Un’infanzia infelice è come un’anima
senza sepoltura, geme in eterno.

 

Nel racconto Il ballo, Irène Némirovsky reinterpreta la fiaba di Cenerentola flagellandone i simboli e l’impianto per colpire al cuore con le armi della vendetta. Vendetta estrema, senza remissione nei confronti della madre, dettata dalla solitudine e dalla mancanza d’amore patita dalla figlia – Antoinette/Cenerentola. Una Cenerentola che dopo quattordici anni di mancanza d’amore infierisce sul corpo della madre nel suo punto più vulnerabile, e cioè il desiderio di rivalsa e di affermazione sociale di una donna non più giovane.

Antoinette vivrà il divieto a partecipare al primo ballo organizzato nella nuova grande casa dalla madre e dal padre – ebrei arricchiti e volgari – come l’ultimo affronto, e farà in modo che questo ballo non abbia mai luogo. Distrugge segretamente gli inviti, e li getta nella Senna, con ferocia, con determinazione. E’ la sua vendetta. Non ci sarà quindi nessun principe azzurro, né per lei né per la madre, desiderosa di riscatto. Non ci saranno bei vestiti e scarpette. La sera fatidica, tutto è pronto per la festa ma nessuno suonerà alla porta, e la madre/strega soccomberà la più terrificante umiliazione, senza venire a conoscere le reali ragioni del fallimento della serata.

L’immagine della madre e della figlia si affrontano, in quest’ultimo istante di verità e di menzogna, e si rispecchiano in un passaggio di consegne che è anche il riconoscimento di una profonda, violenta affinità.

 

Sonia Bergamasco